Suiseki e Bonsai spesso si trovano a condividere lo stesso spazio in una mostra, entrambi figli dell’ottica e dell’estetica giapponese.
In effetti anche se sono due mondi distinti entrambi sono collegati dalla mano orientale e sopratutto dai valori culturali, emozionali ed estetici frutto di tradizioni millenarie.

Suiseki: cosa significa e cosa sono

Suiseki dal giapponese “Pietra lavorata dall’acqua” è l’arte che comprende la ricerca, la pulizia e la presentazione di pietre raccolte in natura con delle forme particolari (spesso ispirate ad elementi naturali, cose o animali) apprezzate per il loro valore estetico, decorativo e atte a favorire la meditazione.
Originalmente il nome era Sansui-seki (pietre paesaggio) ma in seguito si è adottata la forma abbreviata Suiseki (acqua-pietra).
I suiseki hanno le forme levigate dalla natura e vengono molto apprezzati per questo, infatti sono poco tollerati gli interventi umani se non quelli limitati alla pulizia e alla lucidatura del materiale.

John Naka nel libro “Tecniche bonsai 2” li classifica in 5 categorie:

  • Pietra assomigliante ad una montagna o isola
  • Pietra con riferimenti ad animali o uccelli
  • Pietra dalla forma astratta
  • Pietra con delle concrezioni
  • Pietra colorata

Esistono tuttavia anche altre scale di valutazione come ad esempio il luogo di raccolta, la grandezza, la qualità e l’età o che vadano ad approfondire le macro categorie elaborate da
J. Naka.

paesaggio suiseki
Immagine tratta da flickr

Storia del Suiseki

Come altre discipline nipponiche anche il suiseki ha avuto origine in Cina con il nome di Gonshi ed è stato introdotto successivamente in Giappone (VI secolo d.C.) dai monaci cinesi, influenzando anche la Corea (Suseok).

Inizialmente i Gonshi, prima di diffondersi più ampiamente nella popolazione erano utilizzati dalla casta colta per meditare, ragionare e fare apprezzamenti sul mondo e la natura, per un appagamento culturale con forti richiami filosofici, mitologici e religiosi (Daoismo o Taoismo).
Anche una volta arrivata in Giappone questa arte iniziò a diffondersi prima tra i ceti più istruiti applicandone i concetti estetici usati anche per i bonsai e studiando e filosofeggiando sull’argomento.

I suseok coreani (pietra di lunga durata) hanno origine votiva e millenaria e possono avere varie forme, colori e dimensioni.
I più grandi sono tenuti all’esterno, in giardino o a decorare un portone, anche se quelli di maggior valore sono quelli di dimensioni più contenute raccolti in riva ad un ruscello, in montagna o al mare.
Negli anni ’80 il suiseki ha iniziato a ricevere interesse e a diffondersi anche in America e in Europa specialmente in Italia, in Germania, in Gran Bretagna e in Repubblica Ceca.

Suiseki: dove trovarli?

Il materiale dei suiseki solitamente è di tipo magmatico e metamorfico.
I suiseki possono essere rinvenuti nei pressi dei fiumi e dei mari, ma anche in collina e in montagna.
Bisogna avere l’occhio allenato e alcune volte scavare un po’ per far uscire la pietra desiderata, sempre rispettando la natura e gli eventuali possessori del terreno, pubblico o privato.

Come pulire i suiseki

Pulire un suiseki è un tema complicato in quanto esistono tante correnti di pensiero e molti appassionati usano dei metodi diversi tra di loro.
Uno dei metodi più usati è quello, dopo aver lavato accuratamente la pietra, di usare delle spazzole in metallo o in materiale più morbido attaccate ad una mola o ad un trapano (dipende dalla durezza della pietra e dallo sporco).
Per arrivare in profondità si possono usare spazzolini con setole di durezza variabile.
Con questo metodo però bisogna fare attenzione a non graffiare la pietra.
Un altro modo è quello di sabbiare il suiseki: questo è un metodo che richiede più dimestichezza e attenzione, da far utilizzare a persone già navigate e non improvvisate.
Qualcuno addirittura immerge le pietre nell’acido per far corrodere la patina di sporco per poi risciacquare accuratamente il tutto.
Anche in questo caso è perentorio dire che è un metodo che deve essere usato solo dai professionisti e non dagli amatori o improvvisati perché si entra in contatto con materiali altamente tossici e pericolosi.
Infine c’è chi usa anche l’anti calcare o altri prodotti a base leggermente abrasiva.

L’estetica nel suiseki

La divisione dei suiseki fondamentalmente avviene tra due aspetti:

  • la pietra viene posta su una base in legno (daiza)
  • la pietra viene posta in una ciotola di ceramica (suiban) o di bronzo (doban)

Come nel bonsai anche nel suiseki si introducono i concetti di wabi-sabi, yugen e shibui in quanto questi valori estetici ben si adattano a descrivere il suiseki fortemente influenzato dallo zen e dal Buddhismo.

Le “pietre lavorate dall’acqua” si possono inoltre analizzare secondo i sette principi dell’estetica zen:

  1. Kanso (sobrietà)
  2. Koko (austera dignità)
  3. Shizen (naturalezza)
  4. Yugen (impenetrabile profondità)
  5. Fukinsei (asimmetria)
  6. Datsuzoku (libertà dell’attaccamento)
  7. Seijaku (serenità)

Data l’importanza e il valore delle pietre è possibile allestirle anche nel Tokomoma o posizionarle su un tavolino da esposizione.

suiseki scuro
Immagine tratta da wikipedia

Quanto costa un suiseki

Nel mercato asiatico, che è quello più attivo rispetto a quello europeo e americano, i prezzi per un suiseki possono salire vertiginosamente, superando anche di molto, in caso di pezzi pregiati, tranquillamente le 100.000 €.

Il prezzo è influenzato da una serie di parametri quali il colore, la forma, la qualità della pietra, l’età e la sua finitura.

Author Redazione

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