In natura è nota la simbiosi naturale che si forma tra radici e funghi: un rapporto di tipo mutualistico che serve ad entrambi gli esseri coinvolti a migliorare i loro processi vitali.
Le micorrize rappresentano quanto di più evoluto esista in natura in situazioni di reciproco sostentamento legate alle radici.

Come è formata una radice

Le radici sono formate da una struttura composta dalla cuffia apicale di color bianco posta all’estremità della struttura, interamente ricoperta da peli radicali quasi invisibili ad occhio nudo che aumentando la superficie di contatto con le particelle del suolo ne migliora l’assorbimento incrementando esponenzialmente la quantità d’acqua che viene veicolata all’interno del sistema xilematico.
Questa rappresenta la parte di radice più giovane, solitamente con un’età pari all’anno.

La parte più vecchia della radice invece è di colore marrone e più ci ci allontana dalla cuffia verso il coletto e  più sarà priva di peli radicali.
Il suo ruolo è principalmente statico, pur conservando alcune gemme latenti in grado di formare nuovi peli radicali nel caso in cui un evento traumatico ne stimoli la germinazione.

Il sistema così composto è in grado di assorbire acqua ed elementi minerali in essa disciolti, in condizioni pedologiche normali e con suoli ben idratati e aerati.

I benefici delle micorrize

Ci sono però molteplici specie che trovano il loro habitat naturale in luoghi spesso impervi, con suoli estremamente poveri e sciolti e con parametri agroclimatici spesso proibitivi per la normale vita vegetale.

Tra queste ci sono, ad esempio, alcune pinaceae che vivono proprio in questi habitat proibitivi e per potersi adattare a condizioni di estremo caldo in estate ed estremo freddo in inverno con notevoli stress fisiologici hanno sviluppato un rapporto particolarmente proficuo per il loro sostentamento, in grado di garantirgli la sopravvivenza in situazioni estreme.

Il genere pinus è in generale molto legato ai processi simbionti con le micorrize tanto che i secoli di evoluzione gli hanno permesso di associarsi in maniera altamente specializzata con ceppi fungini attivi solo nei confronti della sua specie.

micorrize radici

Il ruolo delle micorrize

Di tipo ectotrofico, le micorrize che interessano la gran parte delle specie forestali, sviluppano il proprio reticolo ifale all’esterno della cuffia, garantendo quell’intimo rapporto di comunicazione trofica tramite il “reticolo di hartig” che penetrando all’interno della radice rimane comunque esterno alle cellule, ma occupando gli spazi intercellulari riesce a cedere quello che le radici non riescono ad assorbire.

Le micorrize assumono l’importante ruolo di intermediari biologici, capaci di assicurare alle radici quei processi chelanti su alcuni tipi di nutrienti che altrimenti rimarrebbero interdetti nelle fasi di nutrizione.

Le ife preposte a questo compito sono quelle che sviluppandosi all’esterno della radice ne aumentano la capacità esplorativa andando ad occupare spazi di suolo anche a volte ricchi di nutrienti, ma purtroppo non disponibili per le radici.

Apparati radicali coadiuvati da estensioni ifali raggiungono un sviluppo di circa 700-800 volte maggiore, garantendo in suoli poveri come quelli naturali in cui vive ad esempio il sylvestris, il recupero di nutrienti a lunghe distanze.

Le micorrize nei pini

Il genere pinus ed in particolare la specie Sylvestris, per poter soddisfare le proprie esigenze fisiologiche necessita di apporti soprattutto in microelementi, ma non essendo in grado di poterli assorbire, si affida ai funghi micorrizici per l’approvigionamento in tal senso.
Si consideri anche che i microelementi sono dei potenti stimolanti radicali e se opportunamente veicolati esortano l’attività di crescita radicale e di conseguenza anche l’attività fotosintetica riceve un incremento di crescita anche di otto volte superiore rispetto a piante non micorrizzate.
Questo dato, aiuta anche la comprensione di pratiche bonsaistiche altamente stressanti come il rinvaso, in cui la previa presenza di micorrize aiuta il superamento dello stress post operazione.
Il pinus sylvetris è una specie molto robusta e longeva, ma per poter svolgere i propri processi vitali deve essere sostentato dalla presenza delle micorrize, pena una crescita lenta, stentata ed esposta in maniera considerevole all’azione deleteria di agenti patogeni di tipo fungino e batterico.

Le micorrize nel bonsai

In agronomia bonsaistica, ad oggi si rende necessario l’inoculo artificiale di micorrize per ottenere benefici nella crescita, nell’irrobustimento e nella lotta preventiva nei confronti di funghi patogeni legati ai processi infettivi per via xilematica e ai pocessi degenerativi della struttura.

I ceppi fungini ad inoculo artificiale in commercio, essendo generici e non specializzati non sono resistenti nel tempo quanto quelli naturali, si rende fondamentale più di un intervento che susciti il rinnovo dell’attività, in particolare dopo l’estate e l’inverno.

Author Redazione

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